Un portale dedicato all'arte contemporanea del Nordest in Italia

A showcase dedicated to the contemporary art of Northeast Italy


Monday, August 13, 2012

Prospettiva Post-Avanguardia a Palazzo Zenobio di Venezia


PROSPETTIVA POST-AVANGUARDIA 


a cura di 
Valentina Carrera, Virgilio Patarini e Barbara Vincenzi
con la collaborazione di Alessandro Baito, Valerio Grimaldi e Izabella Lubiniecka
organizzazione: Zamenhof Art


mostra 
4 agosto - 30 ottobre

2° ciclo
18 - 29 agosto


inaugurazione 2° ciclo
18 agosto ore 19,00

Sélection Comparaisons

LABIRINTI DI LEGNO

a cura di 
Isabella Lubiniecka e Virgilio Patarini
Sotto l’egida di Paul Alexis, presidente del Salon Comparaisons

Con la collaborazione di Michele Destarac, Jean-Jacques Lapoirie, Anne Moser, Neuville, Chantal Roux 

artisti
Asilva, Jean-Louis Aucagos, Louise Barbu, Françoise Blanc-Dupasquier, Christel Brunnel, Pola Carmen, Carmelo Castellano, Vito Cecere, Dominique Choumiloff, Bernard Clarisse, Cléma, Anne Commet, Fabienne Comte, Ralph Cutillo, Laurent Dauptain, Jackie David, Claire De Chavagnac-Brugnon, Delphine De Luppé, Philippe De Latour, Michele Destarac, Silvie Demay, Colette Deyme, Franck Duminil, Hélène Durdilly, Luco Espallergues, Françoise Galle, Pascal Garin, Laurence Garnesson, Joanna Gorecka, Nataly Goubet, Michel Graff, Gray, Florence Grenot, Janine Jacquot-Perrin, Hélène Jacqz, Françoise Joudrier, Bruno Keip, Sang Lan Kim,  Ina Kwon, Jean- Jacques Lapoirie, Jacques le Guilly, Maurice Le Mounier, Bernard le Nen, Lylou le Signor, Elisabeth Lemaigre-Voreaux, Annie Lemaire-Teroute, Esti Levy, Riccardo Licata, Gilles Lizanet, Lorsa, Jean Madec, Pierre Magnin, Isabelle Malmezat, Jean-Antoine Malot, Sophie Mandrillon,  Laurent Marre, Isabelle Mehling, Emmanuel Michel, Huguette Mohr, Anne Moser, Kumiko Nakajima, Ahmad Nejad, Neuville, Oshima Makoto, Isabelle Palenc, Denis Panorias, Virgilio Patarini, Bernard Pierron, Daniel Pirrotta, Anne Pourny, Ingrid Raasch, François Réau, Jean-François Rieux, Florence Roqueplo, Chantal Roux, Schnee, Catherine Sévérac, Véronique Soriano, Catherine Schmid, Françoise Serieys, Jean-François Taburet, Philippe Tertrais, Savann Thav, Georges Troubat, Roly Vaer, Philippe Vaquette, Yarmilla Vesovic, Jean-Michel Vigezzi

Il Salon Comparaisons al Grand Palais di Parigi

Il Salon Comparaisons è ritenuto negli ambienti parigini il più interessante e prestigioso dei Salons che si svolgono al Grand Palais o in altre sedi istituzionali della capitale francese. Nato agli inizi degli anni Cinquanta con lo scopo di "comparare" pittura figurativa e astratta, è erede ideale dei grandi Salons storici di cui ha scritto Baudelaire, o dei Salons degli Impressionisti.
Negli anni vi hanno esposto artisti del calibro di Picasso, Tapies, Arman, Yves Klein, Max Ernst, Villegle, Vasarely, Mimmo Rotella, Man Ray, Salvador Dali, René Magritte, tanto per fare solo alcuni nomi. La caratteristica più interessante di questo Salon è che si tratta a tutti gli effetti di una mostra di mostre: una sorta di gioioso, fertile confronto tra differenti tendenze artistiche. Il Salon infatti è diviso in gruppi capitanati ciascuno da un artista di fama riconosciuta il quale seleziona una quindicina di artisti "omogenei" che vanno a dare vita ad una serie di vere e proprie mostre tematiche, tra quelle più rappresentati nel tour italiano segnaliamo: il gruppo di Paul Alexis "Memorie incrociate", il gruppo fondato da Licata e ora diretto da J. J. Lapoirie"Segni e tracce", il gruppo di Chantal Roux "Ritorno d'emozione", quello di M. Destarac "Astrazione lirica", "Realtà seconda" di Anne Moser e "Gesto e sintesi" di Neuville.

Per questo tour di mostre in Italia, infatti, Virgilio Patarini e Izabella Lubiniecka hanno selezionato tra gli oltre 400 artisti del Salon del 2011 cinque gruppi e una ventina di artisti sparsi, per un totale di 88 opere di altrettanti artisti: opere ed artisti che rappresentano uno spaccato particolarmente significativo per qualità e originalità di tutto il Salon- Sono stati invitati come ospiti d'onore due personaggi storici ed emblematici del Salon: Jean Madec e Riccardo Licata. Jean Madec è stato uno dei fondatori del Salon e fino al 2010 uno dei capi-gruppo più autorevoli. L'italiano Riccardo Licata, che come molti sanno ha ereditato a Parigi, all'Accademia di Belle Arti, la cattedra di mosaico che fu per molti anni di Gino Severini, è stato uno degli animatori del Salon nel seno del quale ha fondato il Gruppo "Segni e Tracce".



IL SENSO DEL COLORE

a cura di 
Valentina Carrera

artisti
Alessia Bressanin
Mariano Dal Forno
Angelo De Boni
Luigi Marchesi


Negli artisti di questa mostra si deve notare quanto l’indagine artistica riesca di volta in volta a creare un’esperienza unica. Esperienza che può trasformare un’opera in un’emozione primaria. Ogni opera si nutre poi della sua apparente semplicità per proiettare verso l’esterno, in modo chiaro e diretto, il nucleo della sua essenza. È appunto la ricerca di questa essenzialità il percorso lungo il quale la curatrice ha cercato e infine
selezionato gli artisti di questa mostra, riconoscendo oggi il ripetersi di una dinamica già vissuta dall’arte circa un secolo fa. Nella transizione tra il XIX e il XX secolo ci fu un profondo mutamento storico-artistico che portò al progressivo allontanamento dall’impressionismo ottocentesco verso una rottura della rappresentazione nei suoi elementi costitutivi, e cioè i colori. Ci riferiamo in questo senso al puntinismo, al cubismo e al futurismo, o all’unicità di Piet Mondrian. Nello stesso modo oggi, nella critica transizione tra il XX e il nostro secolo, possiamo individuare una nuova attenzione per le strutture fondanti l’esperienza umana. C’è però una differenza sostanziale che viene ad evidenziarsi tra i due periodi. Un secolo fa la ricerca era tesa all’individuazione degli elementi costitutivi di un reale che progressivamente veniva sempre più disfacendosi, fino alle conseguenze di quel trauma che fu la Prima Guerra Mondiale. Oggi invece possiamo parlare, in relazione ad un mondo in crisi che sembra non ritrovare quell’equilibrio necessario per saldamente costruire un futuro certo, di una ricerca individuale, che non dimentica però di proiettarsi verso il collettivo; ricerca intellettuale, che non perde però potenza sfociando in aridi intellettualismi; una ricerca politica ed esistenziale alle radici del senso. Partendo, consciamente o inconsciamente non importa, dalla Fenomenologia della percezione di Merleau-Ponty, gli artisti in mostra sono capaci di individuare dei campi, sostanzialmente monocromi, che riflettono la sfera primaria dell’esistenza. È in questo senso che il colore dev’essere interpretato: manifestazione di un’emozione, di un sentimento, di un’idea archetipica, che si staglia nel campo visivo dell’osservatore per indicare un punto di partenza su cui costruire una nuova struttura interpretativa. Le singole individualità, ciascuna in un rapporto dialogico con un certo tipo di
tradizione artistica, attraverso la sovrapposizione o la sottolineatura o l’evidenziazione di alcuni semplici elementi, sottolineano quindi quale può essere un’ipotesi credibile di sviluppo.
Alessandro Baito



LA RUGGINE E LA LUCE

a cura di 
Valentina Carrera e Virgilio Patarini

artisti
Stefano Accorsi, Simone Boscolo, Valentina Carrera, Fabio Cuman, Moreno Panozzo, Virgilio Patarini, Luigi Profeta, Raffaele Quida, Edoardo Stramacchia, Sasha Zalenkevich


“It’s better to burn out than to fade away cause rust never sleeps” (“è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente, perché la ruggine non dorme mai”), cantava Neil Young nel 1979… E di ruggine che corrode i metalli e di luce sprigionata dalle fiamme è fatta questa mostra. Non solo in senso metaforico. Opere che gridano la loro presenza fisica, materiale sono presentate accanto a quadri che sussurrano il loro anelito alla trascendenza. L’hard ware dei bassorilievi, delle sculture e delle installazioni di Carrera, Cuman, Panozzo, Patarini e Profeta convive con il soft ware dei quadri di Accorsi, Boscolo, Quida, Stramacchia e Zelenkevich. Con Fabio Cuman, l’equilibrista,  che se ne sta nel mezzo, così hard nelle sculture e soft nei dipinti…
Nel 1915 Heinrich Wolfflin ricostruiva la storia dell’arte moderna seguendo le oscillazioni dei secoli tra forme chiuse e forme aperte, tra lineare e pittorico, tra chiarezza e oscurità: tra hard ware e soft ware (appunto) diremmo noi oggi. Oggi, quasi un secolo dopo, artisti della stessa generazione, ovvero la generazione post-moderna, quella delle post-avanguardie, possono essere, indifferentemente, o addirittura al tempo stesso, campioni dell’uno e dell’altro polo. Artefici di opere aperte o chiuse. Oscillando come acrobati tra la ruggine e la luce. Filosofi e artigiani.
Virgilio Patarini

info
http://selectioncomparaisons.jimdo.com/

Palazzo Zenobio
Dorsoduro 2596
Venezia




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